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grange e oratori

parrocchiale di san giorgio a fallavecchia

Nel periodo medievale l’abbazia non si limitava alla chiesa e al complesso monastico, ma comprendeva anche una serie di altre costruzioni funzionali alla comunità come la foresteria, il locale per l’accoglienza dei forestieri e dei pellegrini, il forno, il mulino, i lavatoi, le stalle, le scuderie, i locali per la lavorazione dei formaggi e del vino, le cantine, l’infirmarium per i monaci infermi e l’hospitium per il ricovero dei pellegrini.

La ‘cittadella industriale’ di Morimondo si doveva estendere dalla chiesa abbaziale al primo arco d’ingresso al paese.

Oltre a questi edifici, rinchiusi tra le mura del monastero come prescriveva la Regola di san Benedetto, erano poi disseminate sulle vaste pertinenze dell’abbazia (circa 32 kmq) numerose grange e oratori che vennero edificati dove già esistevano dei nuclei abitati.
 Il territorio attorno all’abbazia infatti non era una landa deserta, ma già abitato fin dal tempo dei Longobardi (in Italia dal 568 al 774) che si insediarono sulla sponda del Ticino, sostituendosi ai Celti o Insubri.

Lo testimonia la toponomastica locale che ricorda l’origine longobarda: Faruciola, piccola fara, il luogo di edificazione della chiesa abbaziale, Fara Basiliana, oggi la frazione Basiano, Fara Vetula o Fara Vecchia, oggi la frazione Fallavecchia.
La fara (dalla parola longobarda feuer = fuoco, focolare) era infatti l'unità fondamentale dell'organizzazione sociale e militare dei Longobardi; quella dove risiedeva il capo (basileum) della popolazione locale o delle truppe era detta fara basiliana.

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