opere d'arte

L’abbazia di Morimondo con la bellezza della sua architettura, data dall’essenzialità, dalla proporzione dei volumi, dall’accostamento dei colori, costituisce di per sé un capolavoro dell’ingegno e della fede dell’uomo; tuttavia la chiesa custodisce alcune notevoli opere d’arte per le quali vale la pena spendere qualche parola.

Il coro ligneo

benedetto e bernardo: santi rappresentati nel coro

Dietro l’altare è situato il complesso del coro ligneo formato da 40 stalli con alti schienali e 30 più bassi addossati agli inginocchiatoi.

Gli stalli sono decorati con figure di santi e simboli eseguiti con incisioni a ferro rovente e con intarsi chiari di piccole losanghe prospettiche secondo la tecnica detta “alla certosina”.

Fu costruito nel 1522 da un artista di Abbiategrasso, Francesco Giramo, per volontà dei monaci di Settimo Fiorentino che dal 1490 avevano assunto la guida del monastero.

Le strette somiglianze che esistono tra il coro di Morimondo e quello eseguito secondo l'influenza del Bramante circa dodici-quindici anni prima nella chiesa milanese di Santa Maria delle Grazie sembrano indicare che la formazione del Giramo dovette avvenire nel cantiere della grande chiesa domenicana milanese, dove in quel momento si concentravano, per volere degli Sforza, le esperienze più importanti del Rinascimento milanese: Leonardo e Bramante.

Originariamente il coro era posto davanti all'altare maggiore lungo la navata, in corrispondenza delle colonne ottagonali.

Dopo la trasformazione nel 1564 della chiesa in parrocchia per volere di San Carlo, arcivescovo di Milano, per rendere accessibile lo spazio interno ai fedeli, nel 1591 il coro venne smontato e rimontato nella parte absidale e rialzato, al fine di essere distinto come zona sacra rispetto al resto della chiesa.

 

I dipinti

Madonna con Bambino: parte centrale dell'affresco del 1515

La nuda essenzialità dell'architettura rispecchia pienamente il pensiero di San Bernardo e la spiritualità del XII secolo. Tuttavia alcuni dipinti all'interno della chiesa documentano la vita e gli sviluppi della storia dell'Abbazia dopo l'epoca medioevale e l'evoluzione del pensiero religioso.

La più antica di tali testimonianze pittoriche è un grande affresco strappato dal chiostro e situato nel transetto destro. Datato 1515 e attribuito alla Scuola di Bernardino Luini, esso rappresenta la Madonna col Bambino e San Giovannino tra San Bernardo e San Benedetto, presentati in un ampio pergolato architettonico. Sotto la scena, sono rappresentate a monocromo le immagini simboliche delle Virtù Cardinali.

San Bernardo e San Benedetto sono poi rappresentati negli affreschi della cappella del Battistero, eseguiti da un anonimo artista locale e datati 1574.

Prossime alle opere di Daniele Crespi della Certosa di Pavia sono le grandi tele, poste nella navata destra e databili alla prima metà del Seicento, raffiguranti le due figure di San Bernardo e di San Benedetto.

Più strettamente celebrativo della figura di San Bernardo è il grande quadro rappresentante la Famiglia del santo, all’inizio della navata destra, opera di Camillo Orasso, artista appartenente alla corrente artistica della "pittura della realtà", diffusa in Lombardia, tra il Sei e il Settecento.

Risulta particolarmente interessante, infine, l'affresco situato nel transetto destro dopo i recenti restauri, opera di una artista anonimo della metà secolo XVIII che rappresenta la visione avuta da San Bernardo della "Scala Coeli" nella quale, in riferimento all’episodio biblico della scala di Giacobbe, le anime dei defunti ascendono verso il cielo con l'aiuto degli angeli.